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Kali Yuga

I capi, in questa età, regneranno sulla terra come nature violente... si impadroniranno dei beni dei loro soggetti. Limitati nella loro potenza, i più sorgeranno e precipiteranno rapidamente...

Invece di proteggere i loro sudditi li spoglieranno e sotto pretesti fiscali ruberanno proprietà alla casta dei mercanti... La sanità interiore e la legge diminuiranno di giorno in giorno, finché il mondo sarà interamente pervertito. Solo i beni fisici conferiranno il rango. Solo movente della devozione sarà la salute fisica, solo legame tra i sessi sarà il piacere, sola via di successo nelle competizioni, la falsità...

La terra sarà apprezzata solo per i suoi tesori minerari... la gente quanto mai avrà terrore della morte e paventerà l'indigenza: solo per questo conserverà doveri religiosi...

Vishnu Purana

MONSTRUM ET SIGNUM

UOMINI DI TUTTO IL MONDO PREPARATEVI A DIRE ADDIO A MUTANDE

A RIGHINE E BOXER A QUADRETTI ANTISESSO, TRIONFA LA “MENGERIE”,

LA LINGERIE DELLA GENERAZIONE FLUIDA.

PERIZOMI DI PIZZO, SLIP FIORATI, CULOTTE E BABYDOLL: L’IDEA DI CREARE

UN INTIMO DA UOMO SEXY HA RISCOSSO UN SUCCESSO CLAMOROSO IN AUSTRALIA, USA, RUSSIA - IN GIAPPONE SONO IN COMMERCIO ANCHE COLLANT PER UOMO

COLOR CARNE O NERI, A RETE E AUTOREGGENTI.

VERSACE MISE L’UOMO IN PIZZO GIÀ NEL 2013 - VICTORIA ADAMS RIVELO’ CHE

DAVID BECKHAM INDOSSAVA LE SUE MUTANDINE: "PER ENTRARE IN CONTATTO

CON IL SUO LATO FEMMINILE"

Non è gay, non è bisex, non è trans, ha in media 40 anni, sposato. Questo il cliente tipo di HommeMystere, Menagerié, Wish Room’s Men, brand specializzati in un settore di nicchia ma in grande espansione, quello della biancheria intima femminile… per gli uomini! Sui loro siti non trovi boxer, slip, calzini e canottiere, ma mutandine di pizzo, corsetti, culotte e babydoll per uomo. Entri nelle home-page e ti perdi in un trionfo di merletti, fiocchetti, stringhe e tulle, tutto esclusivamente “for men”.

Può non piacere, ma è la “mengerie”, la lingerie della generazione gender-fluid, di quegli uomini che detestano mutande a pallida tinta unita, quadretti, righine, e vanno matti per perizomi di pizzo, slip fiorati, coi cuoricini, e guêpière ultimo grido. Maschi che trovano sexy indossare intimo femminilizzato all’estremo, senza cadere in paranoia sulla loro identità sessuale, rimanendo etero, gay, no-gender, qualsiasi cosa sentano di essere, anche indossando un reggiseno. Vivendosi così la loro vita, e la loro sessualità, al meglio.

L’idea di creare seducente e lussuoso intimo da uomo è venuta nel 2008 all’australiana

HommeMystere, la prima a mettere in rete lingerie per uomini femminilizzata, riscuotendo un successo clamoroso: ordini da più di 20 paesi, su tutti Stati Uniti e Russia, un boom che l’ha portata a distribuire i suoi prodotti anche nei negozi di Melbourne e Sidney, che hanno esposto manichini maschili rivestiti di conturbanti completini intimi. Gli spot di HommeMystere puntano all’uomo eterosessuale: ci sono sempre un ragazzo e una ragazza che scherzano, si coccolano, giocano alla Playstation, con indosso identica biancheria intima. Una coppia come tante, ma felice perché in mengerie.

HommeMystere ha aperto la strada alla californiana Menagerié, che mira a diventare una sorta di Victoria’s Secret al maschile: i suoi sono dei veri prodotti-gioiello, capi sofisticati, preziosi, da sfoggiare. Gran successo riscuote anche la giapponese Wish Room’s Men, per molti versi la più spregiudicata, la più audace, perché si spinge a mettere in commercio collant per uomo color carne o neri, velati, a rete, autoreggenti.

Akiko Okunomiya, direttore esecutivo del brand, dice che le vendite vanno benissimo: è come se avessero occupato una fetta di mercato rimasta inspiegabilmente vuota. A leggere i commenti nostrani sul web, è tutto uno strillare che orrore, tutto un commentare che non fa uomo e non fa sangue e non fa sesso ma, dato il successo di vendite, sarà il caso di sbirciare cosa indossano i nostri amici e colleghi sotto i vestiti (se non siete già in coppia con un lui in pizzi e merletti). La risposta è nelle foto postate dei clienti felici, che a casa provano i loro acquisti, si rimirano soddisfatti allo specchio, sparandosi l’immancabile selfie. Tra gli articoli HommeMystere più venduti, un body bianco da 

educanda, con reggicalze annesso.

Ancora non sei convinto? Quei completini su corpi villosi innegabilmente maschi rimangono un tabù insuperabile? E se cominciassimo a considerare la lingerie per donna solo una banale convenzione, come il rosa colore tassativo per le femminucce opposto al celeste per i maschietti? “Un uomo decide di indossare un reggiseno perché gli piace la sensazione che gli dà”, ha risposto deciso all’Huffington Post Brent Krause, stilista di HommeMystere. Donatella Versace mise l’uomo in pizzo già nel 2013, facendolo sfilare in lingerie bianca candida di giorno, nera intrigante per la sera.

Alla fine, noi donne cosa abbiamo da perdere in un uomo che indossa biancheria intima uguale alla nostra? Nulla, tranne la delusione di vederci recapitare a casa un pacchetto, aprirlo, e scoprire che quel bellissimo completino non è un regalo che lui ha fatto a noi, ma a se stesso.

VICTORIA E IL SEGRETO DEL FIDANZATO BECKHAM
Da www.repubblica.it del 27 giugno 1998 

Saranno come minimo elasticizzate, le mutandine della Spice Girl Victoria Adams, che il suo fidanzato David Beckham - ala della nazionale di Hoddle - indossa di tanto in tanto. "Lo fa per entrare in contatto con il suo lato femminile", ha spiegato lei, rivelando al periodico musicale "Smash Hits" il particolare intimo di una delle coppie più chiacchierate del Regno Unito. Ma sull'apparente inversione di ruoli dei due divi, si scrive e si mormora già da tempo.

L’ULTIMA RIDOTTA

Le dottrine che derivano dalla Tradizione rifiutano in primo luogo il concetto di “evoluzione” di cui è pregna la nostra cultura postdarwiniana.

Ispirate da forme di rivelazione e rimaste immutate nel corso dei secoli, queste dottrine hanno per oggetto l’azione e gli effetti di una forza soprannaturale, trascendente e immanente allo stesso tempo, la quale agisce su scala cosmica secondo cicli ben definiti, orientando la realtà fenomenica e il destino dell’umanità in fasi qualitativamente distinte..

Le civiltà maestose del mondo antico furono fortemente permeate da tale forza che in quelle lontane epoche era nella fase più alta, luminosa e attiva del suo ciclo.

La scienza sacerdotale ne conobbe e ne registrò le grandi ed infrangibili leggi, la vivificò coi riti e ne perpetuò la conoscenza attraverso la trasmissione iniziatica, valendosi di simboli e insegnamenti particolari.

Queste conoscenze, presenti in ogni tempo e in luoghi non collegati storicamente nè geograficamente, fanno costante riferimento all’ordine cosmico, al sacro, inteso come “forza di un altro livello che si manifesta nel nostro livello” e, in generale, a tutto ciò che è superiore all’essere umano e può valere a ridestare in lui la potenza del dio sopito.

Se, dunque, oggi è diffusa nella cultura dominante l’idea di un progresso umano fatale e inarrestabile, questa idea non è in linea con gli insegnamenti tradizionali i quali, per contro, postulano l’esatto contrario, ossia che l’umanità, da primitive alte condizioni di civiltà basate su modelli di riferimento spirituale, scaturenti da archetipi sovraumani, decade nel tempo in livelli sempre più degradati e corrotti mano a mano che la luce della Tradizione si oscura, fino alla fase ultima tenebrosa e caotica che chiude i tempi, seguita dal collasso totale e dalla palingenesi di tutte le forme esistenti.

Secondo alcune scritture delle religioni orientali saremmo già entrati nella fase crepuscolare del ciclo annunziata dalle profezie.

Autorevoli osservatori, come M. Eliade, R. Guénon, E. Fromm ed altri, da angolature diverse hanno scorto i segni della decadenza nella “desacralizzazione in grande” in atto, nel crescente vuoto ideologico seguito al misero fallimento delle grandi promesse di progresso, benessere e felicità dell’era industriale, nella corruzione dei costumi ecc.. Ma il fenomeno è ben più esteso: tale, come vedremo, da interessare anche lo Spiritualismo contemporaneo.

Per non restare nel vago proveremo ad individuare i “segni” specifici che secondo le profezie connotano l’ultima fase del ciclo temporale metostorico, definito in Oriente “Kaly-yuga”, nell’area greca antica “Età del Ferro” e nella tradizione nordica “Era del lupo”.

Questi segni, che come vedremo fanno costante riferimento ad un generale rovesciamento dei valori della Tradizione, allo sconvolgimento delle leggi naturali, ad un clima di eversione, di violenza, di promiscuità e a un diffuso e crescente malessere, nei tempi attuali sembrano esserci tutti.

Ne citeremo alcuni tra i più significativi tratti dal Vishnu-Purana, testo Indù riportato in parte nella chiusa del noto testo di J. Evola “Rivolta contro il mondo moderno”:

 

«coloro che posseggono abbandoneranno l’agricoltura e

trarranno i mezzi per vivere da professioni meccaniche»;

«i capi anzichè proteggere i loro sudditi, li spoglieranno (...)»;

«solo i beni conferiranno il rango»;

«solo legame tra i sessi sarà il piacere»;

«la terra sarà apprezzata solo per i suoi tesori minerali»;

«il rispetto delle caste, dell’ordine e delle istituzioni verrà meno»;

«i matrimoni cesseranno di essere un rito e le norme che legano

 un discepolo ad un maestro spirituale non avranno più forza»;

«il tipo di vita sarà uguale promiscuamente per tutti»;

«chi distribuirà più denaro dominerà gli uomini e la discendenza

cesserà di essere un titolo di preminenza»;

«gli uomini concentreranno il loro interesse sull’acquisizione,

anche se disonesta, della ricchezza»;

«la gente avrà quanto mai terrore della morte»;

«le donne non obbediranno ai mariti».


Che i segni dei tempi annunziati dal Vishnu-Purana attualmente si stiano rivelando è innegabile. Ma poichè nulla accade in terra che non sia scritto in cielo, anche gli astri ci avvertono che la Luce della Tradizione si sta oscurando.

Un primo significativo rivelatore della incalzante Era di Kali si può cogliere, tra l’altro, nella mutazione radicale subita dalla stessa astrologia che, da originaria scienza sacerdotale basata sulle stelle fisse e finalizzata alla scansione del tempo del calendario liturgico dei riti e delle cerimonie sacre, si è trasformata progressivamente condizionata dal clima dei tempi fino a ridursi all’attuale astrologia planetaria e antroprocentrica, adattata alla crescente richiesta di vaticini.

L’antica scienza è dunque scivolata dal sacro al profano e in tal senso si può dire che si sia involuta al pari di tutte le scienze sacre del mondo tradizionale.

Ma anche sulla nascente Era dell’Acquario, salutata da molti come aurora di progresso e di promozione umana, sarà utile qualche breve considerazione.

Partendo dal presupposto che la qualità del tempo di un’era astrologica dipenda non soltanto dalla costellazione equinoziale ma anche dai segni che si trovano rispetto ad essa al quadrato e all’opposizione, estenderemo la nostra indagine sull’Era dell’Acquario agli attributi del Toro, dello Scorpione e del Leone.

Sulla nuova umanità in blue jeans, su internet, sui ritmi vieppiù nevrotici della vita metropolitana e quant’altro si ascrive comunemente alla combinazione Urano – Acquario non ci dilungheremo perchè i trattati al riguardo sono già colmi; osserviamo soltanto che i tratti evidenti della nostra civiltà “globale” non lasciano dubbi sul fatto che l’Era dell’Acquario è già iniziata.

Ma cosa dire di fenomeni diffusi e per nulla acquariani che contrassegnano il nostro tempo quali il materialismo dominante e lo smodato desiderio di possesso di beni di consumo, la irrefrenabile ricerca di piaceri ?

Come spiegare inoltre i fenomeni dell’erotismo dilagante, dell’inquinamento del pianeta, del crescente fanatismo religioso e politico, delle pulsioni di morte di cui è pregna la nostra cultura, a cominciare dalle espressioni dell’arte ?

A cosa collegheremo queste note dominanti del tempo attuale se non ad una “oralità insoddisfatta” delle masse, propria del Toro – nel primo caso – e ad una “analità rilassata” su scala collettiva, di stampo scorpionico, nel secondo caso, volendo utilizzare concetti e termini psicoanalitici assai efficaci, presi da A. Barbault ?

E l’ubicazione della costellazione del Leone, diametralmente opposta alla nascente costellazione dell’Acquario e dunque rispetto a questa “al tramonto”, non è forse un preciso indicatore del declino storico politico e morale dell’aristocrazia, e del trionfante incedere della civiltà di massa, prodotto naturale dell’ecumene acquariana?

Se l’Era dell’Acquario non è dunque una nuova Eta dell’oro, ma l’era dell’oscuramento della Tradizione (e di ciò noi siamo convinti) proprio i nuovi pianeti tansaturniani, che l’hanno annunziata e la presidiano con le loro lente orbite, ci offriranno la migliore chiave di lettura della qualità del nostro tempo.

In questa disamina sarà necessario dare anzi tutto ai tre astri una esatta collocazione nello zodiaco.

Discostandoci in parte dalle scuole attuali, noi correliamo Urano Saturno e Nettuno rispettivamente a Giove e Plutone e Marte.

Attribuiamo inoltre ai tre transaturniani gli stessi doppi domicili e gli stessi doppi esili dei pianeti omologhi (Saturno, Giove, Marte). A Nettuno e Plutone riconosciamo l’esaltazione e la caduta negli stessi segni dei corrispondenti pianeti Giove e Marte.

Poniamo per contro l’esaltazione di Urano in Ariete e la sua caduta in Bilancia: più avanti vedremo perchè.

Ma anche sui nomi e sugli attributi simbolici dei nuovi pianeti in qualche caso dissentiamo dalle opinioni dominanti e non senza ragione.

Urano, per esempio, è un pianeta nel quale non cogliamo alcuna correlazione con la omonima divinità della mitologia greca dalla quale derivano in larga misura la nomenclatura e il simbolismo dell’astrologia occidentale.

Nella “Teogonia” di Esiodo, infatti, Urano – il padre “Cielo” – è una divinità originaria, creatrice e parricida allo stesso tempo, colta nella sua eterna copula con la sposa divina Gea, espressione primordiale delle forze telluriche dalla quale derivano le infinite forme della natura, permutabili, impermanenti e perciò imperfette. Urano incarna dunque la pura e perfetta essenza degli archetipi che dal piano metafisico vengono attratti e captati dal piano della materia, denso e nel suo fondo oscuro rappresentato da Gea.

Precipitando nel piano solido e ambiguo della materia il seme di Urano si corrompe e genera “mostri”, ossia replicanti nei quali le originarie virtù e potenze del cielo sono deviate.

Non è l’odio, nè il delirio di potenza ad armare la mano parricida di Urano dopo ogni parto, quanto piuttosto una legge cosmica di salvaguardia dei puri archetipi dalla propagazione delle forme spurie scaturite dall’unione del Cielo con le forze ctonie.

Se l’Urano del mito è il custode e il garante dell’ordine cosmico e allo stesso tempo il generatore e il purificatore celeste della natura sempre attivo affinchè le bieche forze del caos non abbiano il sopravvento, l’omonimo pianeta dell’astrologia non può affatto identificarsi con esso.

L’Urano dell’astrologia esprime ben altro e talora i suoi connotati simbolici sono in netta antitesi con l’omonima divinità. Infatti, le tendenze egalitarie, innovatrici, anticonservatrici, rivoluzionarie del pianeta, la sua vocazione a sovvertire l’ordine costituito, a superare le frontiere geografiche e morali come pure i limiti del pensiero, la sua pulsione all’esperienza del diverso e dell’estremo ecc. rappresentano l’esatto opposto delle funzioni e del ruolo catartico di ordinatore cosmico dello sposo di Gaia.

Scartato dunque l’Urano del mito, le figure che nella ricca e luminosa tradizione greca appaiono più simili al pianeta oggi individuato con questo nome sono sicuramente i TITANI, i figli mostruosi di Urano e Gaia scampati alla furia parricida.

Queste prestanti creature hanno natura celeste per parte di padre e natura terrestre per parte di madre e in questa doppia natura già si intravede un analogia con le valenze del pianeta Urano che – in quanto omologo di Saturno governa insieme ad esso i segni dell’Acquario e del Capricorno, ed è dunque in simbiosi con l’elemento ARIA (= CIELO) e con l’elemento TERRA (= NATURA/MATERIA): ma valga ricordare che CRONO, equivalente del Saturno latino e corrispondente al Saturno dell’astrologia, è un titano anch’esso!

Caratteristiche peculiari dei Titani e di Crono/Saturno sono il temperamento sedizioso e violento, la volontà di potenza, il disprezzo dell’ordine costituito e un’irresistibile pulsione a forzare le porte del cielo per impadronirsi del potere della conoscenza.

Nell’inevitabile ed epica lotta contro gli dei Olimpi che tale conoscenza detengono, i Titani tenteranno di detronizzare Zeus – custode e garante delle leggi universali schierandosi con Crono che sempre ambisce al trono: prima conquistato con l’evirazione del padre Urano, ma poi perduto ad opera di Zeus.

La simmetria astrale tra Urano e i Titani anche qui è evidente.

Ma è principalmente nella figura di Prometeo, il Titano che tenta di rubare una scintilla del fuoco degli dei per darla all’umanità, che possiamo rinvenire massimamente i tratti dell’Urano astrologico colto nel suo lato migliore.

Nell’eroe anelante della luce infatti affiorano elementi, quali la ricerca della conoscenza, l’altruismo rappresentata dal dono alla collettività di ciò che è preso da una elite, la violazione del limite attraverso l’accesso innaturale alla conoscenza, sia pure per il progresso dell’umanità.

Ma nonostante la comune origine e una storia per diversi aspetti simile, Crono e Prometeo esprimono tendenze diverse: il primo “egoistiche” perchè insorge contro il padre Crono per punirlo e destituirlo; il secondo “altruistiche” perchè si batte contro gli dei disinteressatamente per elargire ad altri il frutto della sua impresa.

I corrispondenti pianeti hanno perciò anch’essi un che di diverso: per tale ragione mentre la tradizionale esaltazione di Saturno-“Giustiziere” nella Bilancia, simbolo e segno dell’ordine costituito e della giustizia, è più che fondata, l’esaltazione di URANO nel segno dell’ARIETE è la più indicata perchè questo segno tradizionalmente esprime lo spirito generoso, combattivo e ribelle ad un tempo, incarnato da Prometeo.

Ma vi è ancora qualcosa da dire sull’impresa di Prometeo che, com’è noto finisce per tradursi nella sua disfatta e nel suo incatenamento espiatorio in una rupe del Caucaso dove un uccello rapace (animale di Giove) gli roderà il fegato (organo anch’esso iupteriano), fin quando Eracle, l’eroe solare – esprimente la “Luce della ragione”, romperà i suoi ceppi e ristabilirà il giusto limite.

In queste immagini può cogliersi il dramma della figura universale dell’incauto che travalica i limiti della conoscenza senza le necessarie qualificazioni e che resta perciò folgorato dagli effetti funesti della sua presunzione (Icaro docet).

Dovremo allora chiederci se nell’Era acquariana di Urano la ricerca “senza limiti” non rischi di mettere in scacco l’umanità come il titano incatenato. E allo scopo basteranno pochi ma determinanti interrogativi: i bimbi costruiti in laboratorio dall’ingegneria genetica avranno un’anima? I replicanti, frutto di clonazione, hanno libero arbitrio? La moderna cultura delle video-immagini, di internet ecc. accrescerà la nostra mente e la nostra memoria o porterà all’atrofia dell’una e dell’altra? Sono state realizzate le grandi promesse dell’illuminismo? Perchè allo sviluppo crescente delle comunicazioni esterne, concordemente attribuite all’Acquario e ad Urano, sta seguendo inversamente la progressiva mancanza di comunicazione interna di ogni individuo con se stesso?

 

Ma andiamo oltre ed occupiamoci di un altro pericoloso messaggero celeste dell’Era dell’Acquario: Nettuno. Sui vasti e spesso devastanti effetti variamente prodotti da tale astro non possiamo dilungarci per ragioni di spazio. Limiteremo perciò il nostro discorso alla dilagante invasione del soprannaturale nella cultura contemporanea e ai suoi paradossi.

Per introdurre il tema merita di essere citato il seguente brano che apre il testo “Maschera e volto dello Spiritualismo contemporaneo” di J. Evola.

 

«E’ l’ora propizia per le imprese equivoche di ogni falso misticismo, che mescolano curiosamente le confusioni spiritualistiche con la sensualità materialista. Le forze spirituali sono in invadenza dappertutto. Non si può dire più che il mondo moderno manchi di sovrannaturale. Se ne vede apparire d’ogni specie e varietà. E il gran male di oggi non è più il materialismo, lo scientismo, ma è una spiritualità scatenata. Ma il sovrannaturale vero non ne risulta riconosciuto in maggior misura. Il “mistero” avvolge tutto, s’installa nelle regioni buie dell’Io, che esso devasta, al centro della ragione, che esso scaccia dal suo dominio. Si è pronti a riintrodurlo dappertutto, eccetto che nell’ordine divino, ove esso risiede realmente…».


In effetti una tra le più sconcertanti contraddizioni del nostro mondo si coglie nel crescente e oramai inarrestabile ateismo di massa al quale contestualmente si va vieppiù sovrapponendo un abnorme interesse per il mistero, l’occulto, il paranormale, l’irrazionale ed, in genere, per tutto ciò che sia diverso dal “normale”.

Gruppi, sette, ordini e movimenti impegnati nell’esoterismo, nel magico, nelle dottrine e pratiche esotiche, o in insegnamenti riesumati dopo secoli di oblio, non si contano più.

E mentre le nuove religioni sorgono e si moltiplicano e le nuove frontiere dell’inusuale e del diverso si dilatano all’infinito, ogni accozzaglia di soluzioni per lo Spirito trova posto nel capiente contenitore del nuovo spiritualismo..

E’ il pieno caos “netturniano” caratterizzato anzi tutto dalla confusione tra lo Spirito e le soggettive rappresentazioni di esso, non di rado sovvertite o invertite dai suoi profeti e cultori.

In tale quadro basterà portare la nostra attenzione sul significativo fenomeno della New-age e sulla Next-age che ne è l’appendice ultima.

Molti dei tratti dell’ideologia della “nuova era” sono nettuniani: l’amore universale, la difesa della natura, il pacifismo, il femminismo, il panteismo, il relativismo ideologico per cui non esiste una verità unica ma tante verità relative, la tolleranza dell’omosessualità, il ripudio e la sostituzione della famiglia patriarcale con la famiglia naturale, il desiderio e l’attesa di un mondo migliore in cui siano per sempre banditi povertà malattie e guerre, il narcisismo spirituale sostanziato dall’aspirazione individuale a vivere in uno stato superiore di consapevolezza e felicità, le medicine e terapie alternative come strumento per ottenere allo stesso tempo il vigore del corpo, l’accrescimento della consapevolezza e l’equilibrio interiore prodromici di uno stato di vera felicità e di appagamento ecc…

E’ innegabile che le grandi e utopiche attese della New-age fossero ottime; e riteniamo che il punto non sia se tali attese siano state soddisfatte o abbiano registrato drammatici fallimenti. E’ invece determinante ai fini della nostra indagine constatare come il neo spiritualismo dell’Era dell’Acquario cozzi radicalmente con l’autentico spiritualismo della Tradizione.

Per cominciare, la New-age annovera singoli personaggi carismatici1, ma non ha capi fondatori, così come non ha dottrine generali e univoche e soluzioni universali.

Al più si individuano nei nuovi movimenti idee generali e tendenze più o meno coincidenti.

La Tradizione per contro si basa su un complesso di dottrine, simboli, miti e figure “universali”, cioè presenti nelle più diverse aree e culture geografiche del mondo e in tempi non collegati storicamente.

Come esempio possiamo citare qualche figura-simbolo come quella della “passione – morte – resurrezione” dell’Eroe civilizzatore, impersonata nella cultura dinastica dell’Antico Egitto da Osiride, ma comune alla religiosità preellenica, alla tradizione massonica e perfino alla storia evangelica con le analoghe figure di Dioniso, Hiram e Gesù di Nazareth.

La stessa equivalenza di figure e simboli in culture non collegate storicamente nè geograficamente possiamo riscontrare nel diffusissimo culto degli antenati, nel carattere sacro universalmente attribuito al patriziato, nella dottrina delle Caste – fulcro di tutte le società antiche - nello spirito e nelle leggi della Cavalleria, nella mistica della gloria ecc., per non parlare dell’incredibile univocità di significati dei numeri mistici, dei simboli geometrici e spaziali, e delle più importanti feste dei calendari liturgici primitivi, molte delle quali sono state assorbite dal Cristianesimo: quali ad sempio il “dies natalis solis invicti” della tradizione italica più antica, confluito nella nostra festa di Natale.

Se il pensiero della New-age ha molti aspetti positivi per quanto attiene alla concezione dell’uomo e della natura (es. pacifismo, ecologia, spiritualità più estesa, lotta al razionalismo, visione della realtà cosmica, ecc.) e se le critiche che essa muove al vecchio mondo spesso sono giuste e ben argomentate, i modelli proposti in alternativa per contro sono fragili, incoerenti e talora perfino contrari alle premesse.

A titolo d’esempio basterà menzionare l’atteggiamento alquanto singolare di molti new-agers che mentre si battono per salvare l’ultimo animale di una specie in via d’estinzione, scendono allo stesso tempo in piazza nelle campagne in difesa dell’aborto.

Ma anche pratiche molto diffuse dalle quali sono scaturiti veri e propri movimenti e forme pseudoreligiose, come ad esempio lo Spiritismo, sono radicalmente in contrasto con la Tradizione, nel cui ambito i prodotti della decomposizione dell’essere umano venivano neutralizzati e allontanati perchè ritenuti il più pericoloso nemico invisibile, capace di “infettare” l’ambiente dei vivi: allo scopo interi collegi sacerdotali si mobilitavano per chiudere l’accesso a tali forme invisibili con appositi riti.

Infine è da ricordare che alcune tendenze fondamentali del nuovo pensiero, già riassumibili nella triplice antesignana declamazione dei rivoluzionari francesi “liberté, egalité, e fraternité”, ribaltano totalmente i canoni ideologici della Tradizione.

Nelle civiltà tradizionali non vi è uguaglianza e men che mai fratellanza, come noi moderni intendiamo. Ma, al contrario, l’ordine sociale è garantito da una netta distinzione qualitativa tra gli individui, omologati in base alla nascita in modelli chiusi: le Caste.

Ogni casta è un mondo a sè con le sue regole infrangibili che vanno conservate: da qui l’endogamia all’interno di ciascuna casta e la specificità dei codici di comportamento propri ad ognuna delle caste. Anche chi appartiene alla casta più bassa, quella dei Sudra (servi) ad esempio, non ambisce ad accedere ad una classe diversa e potenzialmente superiore (bramani o shiatria) ma piuttosto tende ad eccellere all’interno della sua casta grazie all’eroismo di dedizione.

Perfino la schiavitù è accettata il più delle volte con un atto di sottomissione spontanea quando consegue alla disfatta militare: si ritiene in questi casi che la sconfitta abbia il significato dell’abbandono da parte degli dei in conseguenza di un atto sacrilego cui può porsi rimedio solo con l’espiazione.

Sul concetto di “libertà” del pari non vi è nè può esservi alcunchè di comune con la Tradizione.

Nell’ambito delle società tradizionali, infatti, tutto è disciplinato dallo ius strictum, da ferree leggi di ordine, da rigide regole di comportamento sancite dal mos maiorum, da una religiosità intensa, estesa ad ogni atto della quotidianità, caratterizzata da una ritualità continua ed estrema.

La gerarchia, l’autorità, la fides costituiscono i cardini del sistema sociale tradizionale e in esso l’individuo è totalmente integrato esplicandovi una funzione per così dire “cellulare” in cui non può esservi spazio per libere idee e libere azioni – come noi intendiamo – tutto dovendo uniformarsi ai modelli stabiliti in origine e tramandati dalla consuetudine, affinchè le oscure forze del caos non possano irrompere nella realtà e la polis sia “l’immagine vivente del Cielo”, secondo l’archetipo ideale dettato da Platone nella “Repubblica” e nelle “Leggi”.

Se Urano, espressione planetaria dell’anelito titanico, è l’indiscusso artefice della “RIVOLUZIONE” del pensiero, delle conoscenze e dei costumi del mondo moderno e se Nettuno in tale mondo rivoluzionato ha indotto il generale clima di “CONFUSIONE” e AMBIGUITA’ di cui il neospiritualismo contemporaneo (e non solo questo) è testimone, Plutone si può dire che abbia completato l’opera allargando la breccia aperta dagli altri due, tanto da determinare, secondo i propri attributi di divinità del mondo sotterraneo, una vera e propria “DECOMPOSIZIONE” di ciò che residuava del mondo tradizionale.

Ci piacerebbe trattare in modo adeguato l’importante tema dell’ “Anticristo”, ma ragioni di spazio non ce lo consentono.

Ci limiteremo soltanto a porre in relazione questa figura con la divinità che nel mito è il dio e il simbolo stesso del mondo sotterraneo e ad osservare che il recente ingresso di Plutone nel nostro sistema planetario probabilmente ha segnato il risveglio delle forze del mondo infero: ossia di quelle forze che la Tradizione aveva domato e tenuto sotto controllo attraverso l’azione continua di cerimonie e riti.

Che queste forze ora senza argini ed evocate dal Cielo si stiano manifestando, si può cogliere nella crescente inversione dei simboli della Tradizione sacra (vedi la Svastica, la runa “Y”, il pentagramma capovolto, il significato del rosso porpora, ecc.), come pure dalle pulsioni di morte che attualmente sconvolgono soprattutto i paesi e le culture governate da Plutone: non li menzioniamo, ma ognuno avrà capito a chi ci riferiamo.

Il quadro sin qui delineato sulla qualità del nostro tempo è certamente tragico. Ma proprio l’esoterismo insegna che nella realtà universa ogni cosa che abbia raggiunto le sue estreme possibilità comincia a trasformarsi nel suo opposto.

Il simbolo del Tai-Ki che attesta questo principio universale, suggerisce che luce e tenebre non sono mai del tutto separate e interamente in conflitto: vi è un punto nero in campo bianco e un punto bianco in campo nero.

Ci fermiamo qui, certi che il momento più nero della notte sia allo stesso tempo il preludio dell’alba.

 

1. Chris Griscom, Marianne Williamson, José Arguilees, Leonard Orr, Judith Darlene Hampton, l’attrice Shirley MacLaine, Helen Palmer, Matthew Fox, ecc. E prima di questi annovererei anche quali antesignani Madam Blavasky, Gurdieff, Crowley ed altri.

The Fall of Rome, di Thomas Cole (1801-1848)

Conchita Wurst sul palco dell’Eurovision Song Contest

NEL MICRO COME NEL MACRO

LA REGOLA CELESTE

YIN YANG

IL PARTO

IL CREPUSCOLO DELLA TRADIZIONE

NEL SEGNO DEI TRANSATURNIANI

Uno scritto astrologico di Armando Profita tratto da convivioastrologico.it

Poniamo quale ulteriore dovuto ristoro

e non per tema d'essere considerati usurai dello spirito,

usi al mercanteggio: con interessi, tassi e indennizzi.

NOTA DEL CURATORE DELLA SEZIONE

Le tesi sopra esposte risulteranno sicuramente non totalmente condivisibili, ma ciò non può che costituire ulteriore stimolo per la riflessione e l’eventuale dibattito.

Recensione al libro "Maravigliosamente" 

di Anna K. Valerio 

a cura de La Contea

Il libro “Maravigliosamente” è un esercizio introspettivo, in cui l’Autrice Anna K. Valerio ripercorre ed analizza pensieri e opere di vari personaggi ed autori, di cui si serve per squarciare il velo di Maya (usando un linguaggio schopenhaueriano) al fine di rappresentarci una realtà che molti non vedono più. Mentre l’essenza della Realtà, per Kant, non era conoscibile in sé, ma solo in quanto rappresentazione, per Schopenhauer lo era proprio attraverso l’introspezione, capace di superare la parvenza. Il celebre filosofo e drammaturgo inglese Gilbert Keith Chesterton diceva: “Il Mondo non morirà mai di fame per mancanza di meraviglie, quanto per la mancanza di meraviglia”. La Natura continua a generare bellezza, l’artista coglie questa peculiarità, la trasforma in versi e prosa, per questo possiamo apprezzare le opere di Sciascia, che l’Autrice ci mostra sotto un punto di vista completamente nuovo ed originale, sottolineando anche alcuni aspetti dello Sciascia politico.
Lo stupore genera meraviglia, uno stato d’animo che gli occhi attenti provano nel vedere un bellissimo fiore di ciliegio, o davanti alla nobiltà d’animo di un guerriero, o dinnanzi a chi la guerra si trova a farla, ma continua a mantenere vivo il ricordo, un amore, una testimonianza. Quasi fossimo davanti alla teoria tridimensionale di Miguel Reale, la natura crea, l’uomo coglie la meravigliosa bellezza, che viene trasformata in opera d’arte, qualcosa che rimane eterno. Quindi tutto muta in Natura, tranne il mondo moderno piatto e tecnologico, freddo, standardizzato, ripetitivo, statico, fermo nella sua frenesia, nella costante ricerca di un prezzo, delle vendite, del benestare dell’editore. Ecco il riecheggiare delle parole di Cristina Campo, a cui il libro è dedicato, che diceva: “Ho scritto poco e vorrei aver scritto meno”, oppure la strafottenza del pittore inglese Edmund Blair Leighton che, pur esponendo le sue opere alla Royal Academy, non ne diverrà mai né membro né associato, più che per un vezzo, per una concentrazione totale sulla bellezza appagante dell’arte, nella sua purezza. Lo stesso pittore che si entusiasmò nel dipingere Eloisa e lo sguardo di Abelardo, intento a contemplarla. 
E allora se apriamo gli occhi alla bellezza, alla natura, ai versi, alla pittura, alla poesia, possiamo non biasimare ed imparare ad amare la vita così come ci è stata data, così come il poeta Pierluigi Cappello rimasto paralizzato dalla vita in giù, ma tuttavia capace di farci chiudere gli occhi e sognare, attraverso i suoi versi sublimi. Mentre se ci si abbandona alla grettezza del mondo di oggi, e non si educano i nostri figli ad assaporare queste note, queste passioni, queste melodie armoniche, allora il loro destino sarà il tonfo sordo di un volo di un ragazzino che si butta giù dal balcone, perché trovato in possesso di pochi grammi di hascish. Il problema non è il voler legalizzare o meno alcune sostanze psicotrope, ma che questi ragazzi siano lasciati al Nulla che avanza, in politica, nei programmi televisivi, sui giornali, nella mancanza di ideali; logico che questo vuoto sia colmato dalle droghe. Sembrano persino distanti il sentire e l’ardore per la rivoluzione descritto da Manuel Scorza, nelle pagine de “La danza immobile”, in cui ci si batteva per un ideale, per l’amore, per lasciare una vita migliore ai posteri. Amore come negazione dell’egoismo, ed ecco che viene spontaneo il riferimento a certa nostra politica, che ha fatto diventare la nascita: un mercimonio; laddove prima c’era la poesia della procreazione, la generazione naturale della vita, il Mondo moderno ci propone: l’utero in affitto. Chimico, in vitreo, innaturale, artefatto.
Allora non ci rimane la bellezza dell’amore per l’idea, l’Eidos platonico, non quindi un'osservazione dell’aspetto fenomenologico, come direbbe Husserl, ma il piacere della contemplazione di ciò che è intangibile. Dunque la libertà che viene dallo stare nella Natura apprezzandone l’essenza ontologica della stessa, e non la libertà consegnataci dagli illuministi per spargere odio e violenza sulla Terra. Quella libertà che ci presenta l’altro come quid aliud, ci crea odio per le altre categorie "altre” da noi. La medicina consigliata da Anna K. Valerio in questo testo è la poesia, come forma assoluta di intelligenza, come morbidezza opposta alla rigidità del rigor mortis dei nostri tempi. La poesia è limpida, assoluta; la poesia osa, potremmo dire agli antipodi di ciò che accade nella nostra vita politica, dove Salvini che avrebbe potuto essere (a giudizio dell’Autrice), usando le parole della stessa: “Un Trump de noantri”, ci viene proposto come un politico incompleto, con potenzialità, ma senza intraprendenza. Perché il mondo di oggi ha smesso di osare, ha smesso di cercare la Verità, di credere - in questo senso la riflessione finale di Anna K. Valerio sul mondo delle Donne di oggi. Quel mondo in cui spesso si vivono soprusi, ricatti che imprigionano in cambio di un’opportunità, un lavoro o una promozione.
Allora meglio fuggire dal ricatto, meglio vivere meravigliandosi per le bellezze che ci circondano, liberi, magari anche leggendo questo libro che genera stupore, invece di consegnarsi al funereo mondo che ci rende insensibili.


 

INTERVISTA ALL'AUTRICE

 
1) Nel prendere in esame Sciascia, citando Leopardi, e facendo riferimento a vari poeti tra cui la stessa Cristina Campo, oppure Alda Merini, per citare dei nomi, sembra quasi lei voglia suggerire ai giovani di tornare ai grandi della poesia e della letteratura, per colmare il loro vuoto esistenziale. Quanto è importante il valore pedagogico della letteratura nella crescita dei ragazzi?
"Non più di quanto possa esserlo andare in un bosco a raccogliere la legna per il fuoco. O imparare a fare il pane con la pasta madre. Bisogna stare attenti a non far crescere la cultura senza curare una sana fisicità, che è calore e respiro di vita (sono certa che anche Leopardi sarebbe d’accordo). I ragazzi hanno un bisogno incredibile di essere irrobustiti nel corpo e nel carattere – e poi illuminati nell’intelligenza. Ecco, qui servono i poeti. Questo mondo è diventato confuso e precario, le certezze sociali sono ormai un caro e mesto ricordo. Ma l’assoluto è una necessità – e allora bisognerà impararlo dai poeti, che sanno trovarlo ovunque, che sanno uscire dal mondo anche attraversando i buchi di una rete da pescatori. "

2) I valori che danno significato alla vita, gli ideali, la voglia di “rivoluzionare” e consegnare un mondo migliore ai nostri figli, l’Amore per la vita, tutti principii assoluti, non pensa siano minati alla base dal sostanziale relativismo, che ai giorni nostri, la fa da padrone? Secondo lei, quale la soluzione per cambiare rotta?
"Il relativismo è, sempre, più che onesto (e accorato) scetticismo, una disonesta scusa per le peggiori diserzioni. Va combattuto senz’altro, ma, se possibile, non a colpi di un dogmatismo rigido, privo di ali. I valori che bisogna tenacemente continuare a ricordare al nostro tempo sono il buono, il bello, il giusto. Valori che invocano esprit de finesse.
Come cambiare rotta? Non certo aspettando un super-nocchiero. Facendo invece, noi per primi, quasi in una sfida con noi stessi, più cose buone e giuste che possiamo. Concentriamoci su quel famoso battito d’ali di una farfalla… "

3) Leggendo “Salvini hai sbagliato”, ho percepito il desiderio di vedere in Salvini un leader nazionalista, capace di caricarsi sulle spalle l’intero mondo di destra, ma alla luce dell’odierna politica, non crede che i concetti di destra o sinistra siano sorpassati? Secondo lei non c’è uno scontro, ideologico-politico, tra liberalismo-capitalismo e ciò che oramai i mass-media hanno etichettato come: “populismo”?
"Sì, lo so: le etichette sono sempre approssimazioni un po’ goffe, ma, tutto sommato, io mi sento troppo “di destra” per rinunciare a questa definizione. Non riesco e non riuscirò mai a sentirmi “populista”. Ma, pur essendo “di destra”, mi farei tagliare un braccio piuttosto che disconoscere certi meriti di persone “di sinistra”. Proprio perché la mia identità politica è molto radicata (più che radicale) riesco a concedermi la gioia di essere anche “libera pensatrice”. 
Poi non è che il mio leader ideale per la destra sia Salvini. È che spesso mi prende questo pazzo gusto di immaginare mondi migliori. E devo trattenermi, sennò comincerei a dare consigli pure a Renzi, a Di Maio, a Berlusconi, tanto li vedo giocare male le loro carte e buttare via occasioni straordinarie."

4) Ho sentito una certa musicalità nella Sua opera: la melodia della poesia, in contrasto con il sordo tonfo dal balcone del giovane di Lavagna, l’onirica musicalità della rivoluzione, contrapposta al rumore assordante delle bombe sganciate in guerra. Quanto l’educazione musicale è importante in una società moderna che si alimenta di cacofonia?
"Eh, tanto. Ma non dev’essere musica a volume così alto da renderci ottusi." 

5) Una curiosità circa la dittatura delle piccole violenze professionali, come giudica l’outing a scoppio ritardato di molte attrici di Hollywood, circa le violenze subite?
"È la triste conseguenza di un ricatto implicito. Non si può pretendere che una ragazza appoggi di sua spontanea volontà il collo sulla ghigliottina. Invece di insistere sulla questione del ritardo nella denuncia, ci si dovrebbe concentrare sul fenomeno descritto. Fenomeno ripugnante, che, come racconto nel mio libro, un po’ conosco."

6) Una cosa che mi ha sempre affascinato di Cristina Campo, è il porre in primo piano l’arte e cancellare dalla stessa l’ego, tipico spesso di alcuni artisti. Quanto può essere deleterio, per un’artista, l’egocentrismo? 
"L’egocentrismo è il vero nemico dell’arte. L’arte non tollera la prigione del mondo: figuriamoci se tollera la prigione ancor più meschina di un io."

7) I libri secondo lei sono veramente destinati a volar via in mongolfiera? Non le sembra che oggi, più che mai, si ponga troppa attenzione all’autore e poca al testo?
"Il sensazionalismo culturale sta uccidendo la cultura, anche se vorrebbe far credere il contrario. L’arte non può essere troppo cordiale. L’arte si nutre di silenzio, di distanza, di distacco, di scandalo, di vera trasgressione. Per essere popolari a colpi di like, invece, si deve battere altra strada. "

8) A proposito dell’utero in affitto, vorrei un parere, secondo lei, nel dibattito politico odierno non si dà troppa importanza alle fazioni pro-utero in affitto, o contro, scordandosi completamente di ciò che sarebbe meglio per i bambini? La cronaca ci riporta vari omosessuali, ad esempio, che si sono schierati a favore della famiglia tradizionale, non è questa una prova che il buonsenso è di natura trasversale?
"Indubbiamente il buonsenso è trasversale ed è espressione di una natura benigna. Invece mi sembra che certe lotte sedicenti sociali abbiano radici estremamente egoistiche.
Chi si occupa di bambini dovrebbe stare attento a non farsi prendere dal gusto di discettare. I bambini sono la cosa più fragile e complessa che ci sia. Con loro bisogna essere, prima di tutto, sinceri, delicati – buoni."

9) Chi è il lettore ideale per la sua opera, e chi invece dovrebbe leggerlo come consiglio terapeutico?
"Il mio lettore ideale è, sempre, chi non si accontenta della lettura."

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