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PSICOANALISI E PSICOSINTESI

Il superamento della dimensione terapeutica

di P.C.

La psiche, le discipline scientifiche che di essa si oc­cupano, l'inconscio, cosi come è stato considerato dal­la psicoanalisi, sono tutti argomenti su cui Evola ha avuto modo, ripetutamente, di soffermarsi con lucide analisi ancora insuperate.

Per ciò che riguarda le concezioni freudiane, come meglio diremo più avanti, l'atteggiamento mostrato da Evola fu talmente negativo da indurLo a conside­rare la psicoanalisi, a differenza di altre, una «...psi­coterapia che non tiene in vista i valori della perso­nalità» (1). E' questo giudizio d'importanza primaria e da esso non può prescindere chiunque, nel nostro am­biente, volesse soffermarsi sull'argomento. Non certo per formulare personali giudizi di valore, ma per espri­mere a riguardo di una così importante problematica, alcune considerazioni sulla cui legittimità -con riferi­mento a idee e principi d'ordine tradizionale- (2) è giusto, secondo noi, sollecitare il giudizio di tutti i trazionalisti.

Con questi presupposti ci siamo accinti alla stesura delle presenti note il cui principale scopo è, però, quel­lo, più circoscritto, di fornire alcuni elementi di cono­scenza concernenti la psicosintesi. E' questa una psico­terapia, fra le tante esistenti, che, a nostro giudizio, più di ogni altra (Comportamentale, Relazionale, Centrata sul cliente, Analitiche: ortodosse e non) sembra orien­tarsi verso una dimensione non necessariamente ed esclusivamente terapeutica.

Una formulazione, sempre, «scientifica» del rapporto «psico-terapeutico», ma non contrastante con una con­cezione tradizionale della psicologia, in quanto mostra, esplicitamente, di tenere in giusta considerazione alcu­ni elementi -appartenenti ad un ambito non profano- che vengono, così, a conferire a tale forma di trattamen­to psicologico una particolare «significatività».

La Psicoanalisi: una controversa questione.

Prima di affrontare il tema centrale della presente trattazione è indispensabile soffermarci, ulteriormente, sulla psicoanalisi. Ciò si rende necessario -prescin­dendo all'indiscusso prestigio acquisito da tale teoria in campo psichiatrico-

per l'indubbia rilevanza, sociale e culturale, che tale fenomeno ha assunto e che ci obbliga ad una più attenta analisi della questio­ne onde poter dare il necessario risalto a quegli aspet­ti (della formulazione teorica, non certo della prassi psico-terapeutica) che sono stati fatti oggetto di vio­lenta critica da parte di quasi tutti gli esponenti tra­dizionali che dell'argomento si sono occupati (3)

Evitando di scendere nello specifico di una questio­ne estremamente complessa, ci si consenta di ripor­tare quella che, a nostro giudizio, è la critica maggio­re fatta da Evola alla Psicoanalisi, cioè: «il disconoscimen­to, nell'uomo, della presenza e del potere di qualsiasi centro spirituale sovrano, insomma dell'io in quanto tale» (4). Ora, a seconda di quali siano i termini reali della questione (cosa questa che non spetta, certo, a noi appurare) una sola, delle seguenti, è la possibile conclusione da trarre.

I ) La Psicoanalisi -anche e soprattutto dagli psicoanalisti- altro non viene considerata che una delle tante psicoterapie esistenti. Sembra, per esempio, di questo parere il Prof. E. Servadio che in merito a tale proble­matica si è cosi espresso.

«La Fondazione Julius Evola non ha reso dav­vero un bel servizio alla memoria del noto fìlosofo ed esoterista (scomparso pochi anni fa), ristam­pando alcuni brevi articoli da lui pubblicati su giornali e riviste, aventi come oggetto la psicoana­lisi freudiana, le teorie di Jung, quelle di Adler e quelle di Reich. (5) Si tratta di scritti da dilettan­te, ovviamente ignaro dì che cosa sia oggi l’edifizio di cui Freud ha posto le fondamenta. L'unica as­serzione a cui si può aderire è quella secondo cui la descrizione psicoanalitica della personalità umana è valida per il nevrotico, o per l'uomo del­la strada: non certo per gli individui d'eccezione - eroi, santi o iniziati che siano. La psicoanalisi (freudiana) è, e vuole rirnanere, sul piano del­l'empirico e del quotidiano. Non è una filosOfia, e tanto meno una metafisica. D'accordo. Ma criti­carla per questo, potrebb'essere come attaccare la patologia, la fisiologia o la biochimica, rimprove­rando loro di essere discipline «dell'uomo», e n'on «del superuomo».

A parte ciò, l'opuscolo pullula di affermazioni sbagliate o cervellotiche, di nomenclature erronee, di contraddizioni e di sbagli di stampa. La rimo­zione diventa «repressione», la carica libidica di­venta «libidinosa». Dopo aver accennato al «cras­so pansessualismo» di Freud (p. 20), si ammette (p. 25) che «Freud oltre all'impulso al piacere (li­bido, eros) aveva finito col riconoscere l'esistenza di un altro impulso fondamentale, di quello alla distruzione, alla morte (thanatos)». Lo stesso ita­liano di Evola è, in questi articoli, singolarmente trasandato: vengono adoperati vocaboli come «causologia», «divinifica», «unilateratezza», ed e­spressioni buone tutt'al più per qualche giorna­letto di provincia. Gli errori di stampa -lo abbia­mo accennato - non si contano: «Todestrich» in­vece di «Todestrieb», «popolarità» invece di pola­rità, «concessioni» invece di concezioni, «contro» invece di centro. D'altronde, già nel titolo c'è «psi­canalista» usato come aggettivo, al posto di «psi­coanalitica»

E pensare che l'Autore di simili articoletti di doz­zina, malamente ripubblicati, è quell'o stesso che ha scritto (fra l'altro) «Teoria dell'individuo asso­luto», «Rivolta contro il mondo moderno», «La tra­dizione ermetica» e «Il mistero del Graal»!

In questo caso le critiche rivolte alla Psicoana­lisi da esponenti tradizionali non hanno alcun mo­tivo di esistere, in quanto la validità di qualsiasi trat­tamento psicoterapico e la propria ragion d'essere non devono, certo, trarre origine da alcun elemento di or­dine metafisico, ma esclusivamente: da una accertata incidenza terapeutica, conseguente una corretta pra­tica metodologica, non disgiunta dal costante rispetto di alcuni fondamentali principi deontologici.

Oppure:

 

II ) La dottrina Psicoanalitica -giudicando da quello che ci è dato riscontrare nelle originali formulazioni del suo creatore e nelle successive rielaborazioni dei numerosi continuatori dell'opera del grande psicologo- nei fatti, aspira ad assurgere a livello di vera e pro­pria weltanschauung. In questo secondo caso, così diverso dal precedente, le eventuali critiche che, da parte tradizionale, doves­sero essere mosse alla concezione psicoanalitica non solo debbono essere considerate lecite, ma necessarie e da contrapporre con fermezza assoluta alle eventua­li confutazioni che, da qualsiasi parte, dovessero per­venire. Ma la questione fondamentale -che anche noi non possiamo esimerci dal far rilevare- è che: per quanto è possibile appurare, giammai, nella formula­zione delle sue teorie, Freud pervenne ad una conce­zione della vita psichica, individuale e/o collettiva, in qualche misura e maniera, correlata a fattori di natura sovrannaturale.

La metafisica da Freud è aborrita e diversamente non sarebbe potuto essere in quanto manca nell'an­tropologia generale del Freudismo il pur minimo ri­ferimento a qualsiasi «elemento» d'ordine superiore.

Tutto ciò non può che indurci a cercare altrove gli auspi­cati segni di un diverso, a noi più consono, approccio alla psiche da cui un giorno potrà, forse, svilupparsi una vera, completa, psicologia trascendentale degna di questo nome.

 

La Psicosintesi: da una psicologia dell'esistenza a quella dell'Essere

Creatore della Psicosintesi -che, ormai anche in campo internazionale: soprattutto negli Stati Uniti, costituisce un vasto ed organizzato movimento di pen­siero e di applicazioni- è stato lo psicoterapeuta ita­liano Roberto Assagioli (1888-1974).

Per dare una definizione, del resto molto riduttiva, di tale concezione scientifica possiamo dire che: la Psicosintesi è una prassi psicologica volta a promuo­vere e a favorire lo sviluppo e l'armonizzazione delle facoltà umane intorno ad un centro coordinatore ed unificatore. A questo scopo ci si avvale di particolari tecniche ed esercizi miranti ad un reale processo di conoscenza, dominio e trasformazione delle energie interiori.

Anche gli psicosintetisti, al pari della maggioranza degli altri psicologi, privilegiano lo studio della co­scienza precisando, però, ed in questo si differenziano da molti altri studiosi della psiche, che oltre la ordi­naria coscienza di veglia ne esistono diverse altre e di livello ben più elevato. Ha, infatti, la coscienza ra­zionale (coordinata dall'uso dei sensi organici e dal pensiero logico deduttivo) l'unica capacità di cogliere quanto espresso a livello di realtà spazio-temporale lasciandosi, però, sfuggire la profonda conoscenza del­le realtà universali; l'essenza e la vera natura e fina­lità delle più elevate potenzialità umane. Sempre se­condo la concezione psicosintetica l'individuo è con­siderato una triade bio-psico-spirituale collegato ad un centro di volontà (vero IO) da cui sarebbe retta. In quest'ottica l'individuo viene ad essere conside­rato parte di una più ampia realtà cosmica con cui è egli stesso, a diversi livelli, in continua interazione. Da tutto ciò consegue che è proprio la dimensione «spi­rituale» a prevalere su quella meccanicistica che vuo­le l'uomo determinato da: istinti, pulsazioni e contin­genze esterne. In ogni individuo abbiamo, allora, una parte «alta» della psiche, corrispondente alla natura umana-divina che si contrappone alla parte «profon­da», corrispondente alla natura istintuale, propria del­la natura umana-animale.

Nelle situazioni in cui la psicosintesi focalizza il pro­prio intervento sulla parte superiore dello psichismo umano, ovvero: sulle sue potenzialità più alte (per ad­divenire ad un possibile superamento della normale personalità) in queste circostanze, dicevamo, la psi­cosintesi si palesa quale una delle componenti più rap­presentative della Psicologia Transpersonale. E' quel­lo transpersonale il più interessante -dal nostro pun­to di vista- oltre che il più recente sviluppo della psi­cologia occidentale. Esso, infatti, esce dai confini di una scienza medica rivolta solo all'uomo malato, dila­tando il senso della psicoterapia da cura della malat­tia psichica a sviluppo delle potenzialità inespresse che sono spesso il movente o il fine della stessa sof­ferenza psichica.

Oltre che in Assagioli la concezione transpersonale ha trovato in A. Maslow uno dei massimi propugna­tori. Anche tale autore ha dedicato particolare atten­zione alle esperienze superiori dello psichismo, da lui definite «esperienze delle vette». Tali esperienze cor­rispondono alle esperienze dei più alti valori umani ed hanno significato sia nella salute psicologica che nel processo di autorealizzazione che dovrebbe essere pro­prio ad ogni essere umano.

Le esperienze superiori di cui sopra -che vanno dal­la intuizione geniale allo stato di unione mistica- so­no il prodotto di un livello inconscio superiore, da Assaggioli, chiamato «super-cosciente» e da Lui stesso identificato quale sede del senso artistico, delle facol­tà parapsicologiche più alte, degli slanci all'amore al­truistico, dello stato di illuminazione, ecc.

L'attualizzazione di tali potenzialità presenti, ma in­consce, in ogni essere umano, dà luogo a personalità superiori che, nei loro vari gradi, vanno: dal genio, all'artista, all'asceta.

Al contrario, la repressione di tali potenzialità dà luogo ad un tipo particolare di patologia psichica che si esprime nel vuoto, nella alienazione, nella solitudine e nella distruttività.

«Nella visione transpersonale», la malattia psichica può essere relativa alla repressione del livello spiri­tuale, oltre che a quella della sessualità, al rapporto tra individuo e trascendenza, oltreché al rapporto tra individuo e spazio sociale. Allora gli strumenti della psicoterapia sono diversi e la figura del terapeuta di­venta una guida ed un curatore d'anime, piuttosto che un medico terapeuta distaccato. Oltre agli strumenti della psicoanalisi e della psicologia umanistica, la psi­coterapia transpersonale include lo sviluppo del livello di coscienza attraverso metodiche meditative che han­no la possibilità di sviluppare le funzioni dell'«io» e di rendere possibile il contatto con l'inconscio supe­riore. L'uso della meditazione in psicoterapia motiva lo studio delle discipline orientali che hanno scoperto millenni fa le dimensioni della coscienza e le più alte espressioni delle potenzialità umane» (6).

Quindi, nel concludere, lo ripetiamo ancora una vol­ta: non una psicologia ridotta a mera dimensione te­rapeutica, ma una disciplina realizzativa che mira al­lo sviluppo ultimo della dimensione umana.

 

P.C.

 

 

(1) J. Evola, «Maschera e volto dello spiritualismo contempora­neo», Ed. Mediterranee, 1971,  nota di pag. 70.

(2) A tal riguardo si veda la preziosa trattazione di T. Burckhardt in «Scienza moderna e saggezza tradizionale», Borla ed. 1967.

(3) R. Guénon, «La crisi del mondo moderno», ed. Mediterranee pagg. 76-77.

      -J. Evola, «L’esoterismo, l’inconscio, la psicoanalisi» in In­troduzione alla Magia vol. III     pagg. 383 e segg.

      - J. Evola, «Superamento della psicoanalisi» in Diorama Filosofico, ed. Europa, pagg. 47 e segg.

(4) J. Evola, «Maschera e volto. .. » cit. pag. 45.

(5) J. Evola, «L’infezione Psicoanalitica» Fondazione J. Evola».

(6) L. Boggio Gilot, Nuovi orizzonti della Psicologia Americana, la quarta forza. In «P & L»,       anno 1, numero 3-4, Roma ’83.

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