La Consulta Nazionale Interreligiosa e delle Istituzioni Tradizionali – vedasi sezione dedicata – ha realizzato, nell’ambito delle iniziative connesse ai propri compiti d’istituto, dei corto e lungometraggi; alcuni dei quali hanno, ormai, valore storico. I migliori di questi sono stati realizzati grazie all’amichevole, generosa, collaborazione di Morando Jr Morandini; regista e sceneggiatore tanto sensibile e geniale, quanto schivo e riservato. Autore che, comunque, non disperiamo poter ancora coinvolgere nella realizzazione di un documentario antologico su tutte le manifestazioni patrocinate dalla C.N.I.I.T., in quasi trent’anni di attività. Di Morando Jr Morandini – che è, per inciso, l’autore del volume Professione Sceneggiatore ed ha collaborato con lo zio, l’indimenticato critico cinematografico Morando Morandini, alla realizzazione de I Morandini delle donne. 60 anni di cinema italiano al femminile – è pure il primo dei documentari che inaugura questa sezione dedicata ai video. Il filmato verte su Damanhur, la più grande comunità d’Europa che, per decenni, è stata partecipe di un proficuo rapporto di collaborazione con la Consulta Nazionale Interreligiosa e delle Istituzioni Tradizionali; vedasi in merito il capitolo La scuola di Damanhur, tratto da LA PEDAGOGIA VERSO LA SOCIETA’ POLISEMANTICA-Il realismo dell’educazione, Sandra Chistolini, CLEUP Edizioni, Padova, 2004;
PSICOANALISI E PSICOSINTESI
Il superamento della dimensione terapeutica
di P.C.
La psiche, le discipline scientifiche che di essa si occupano, l'inconscio, cosi come è stato considerato dalla psicoanalisi, sono tutti argomenti su cui Evola ha avuto modo, ripetutamente, di soffermarsi con lucide analisi ancora insuperate.
Per ciò che riguarda le concezioni freudiane, come meglio diremo più avanti, l'atteggiamento mostrato da Evola fu talmente negativo da indurLo a considerare la psicoanalisi, a differenza di altre, una «...psicoterapia che non tiene in vista i valori della personalità» (1). E' questo giudizio d'importanza primaria e da esso non può prescindere chiunque, nel nostro ambiente, volesse soffermarsi sull'argomento. Non certo per formulare personali giudizi di valore, ma per esprimere a riguardo di una così importante problematica, alcune considerazioni sulla cui legittimità -con riferimento a idee e principi d'ordine tradizionale- (2) è giusto, secondo noi, sollecitare il giudizio di tutti i trazionalisti.
Con questi presupposti ci siamo accinti alla stesura delle presenti note il cui principale scopo è, però, quello, più circoscritto, di fornire alcuni elementi di conoscenza concernenti la psicosintesi. E' questa una psicoterapia, fra le tante esistenti, che, a nostro giudizio, più di ogni altra (Comportamentale, Relazionale, Centrata sul cliente, Analitiche: ortodosse e non) sembra orientarsi verso una dimensione non necessariamente ed esclusivamente terapeutica.
Una formulazione, sempre, «scientifica» del rapporto «psico-terapeutico», ma non contrastante con una concezione tradizionale della psicologia, in quanto mostra, esplicitamente, di tenere in giusta considerazione alcuni elementi -appartenenti ad un ambito non profano- che vengono, così, a conferire a tale forma di trattamento psicologico una particolare «significatività».
La Psicoanalisi: una controversa questione.
Prima di affrontare il tema centrale della presente trattazione è indispensabile soffermarci, ulteriormente, sulla psicoanalisi. Ciò si rende necessario -prescindendo all'indiscusso prestigio acquisito da tale teoria in campo psichiatrico-
per l'indubbia rilevanza, sociale e culturale, che tale fenomeno ha assunto e che ci obbliga ad una più attenta analisi della questione onde poter dare il necessario risalto a quegli aspetti (della formulazione teorica, non certo della prassi psico-terapeutica) che sono stati fatti oggetto di violenta critica da parte di quasi tutti gli esponenti tradizionali che dell'argomento si sono occupati (3)
Evitando di scendere nello specifico di una questione estremamente complessa, ci si consenta di riportare quella che, a nostro giudizio, è la critica maggiore fatta da Evola alla Psicoanalisi, cioè: «il disconoscimento, nell'uomo, della presenza e del potere di qualsiasi centro spirituale sovrano, insomma dell'io in quanto tale» (4). Ora, a seconda di quali siano i termini reali della questione (cosa questa che non spetta, certo, a noi appurare) una sola, delle seguenti, è la possibile conclusione da trarre.
I ) La Psicoanalisi -anche e soprattutto dagli psicoanalisti- altro non viene considerata che una delle tante psicoterapie esistenti. Sembra, per esempio, di questo parere il Prof. E. Servadio che in merito a tale problematica si è cosi espresso.
«La Fondazione Julius Evola non ha reso davvero un bel servizio alla memoria del noto fìlosofo ed esoterista (scomparso pochi anni fa), ristampando alcuni brevi articoli da lui pubblicati su giornali e riviste, aventi come oggetto la psicoanalisi freudiana, le teorie di Jung, quelle di Adler e quelle di Reich. (5) Si tratta di scritti da dilettante, ovviamente ignaro dì che cosa sia oggi l’edifizio di cui Freud ha posto le fondamenta. L'unica asserzione a cui si può aderire è quella secondo cui la descrizione psicoanalitica della personalità umana è valida per il nevrotico, o per l'uomo della strada: non certo per gli individui d'eccezione - eroi, santi o iniziati che siano. La psicoanalisi (freudiana) è, e vuole rirnanere, sul piano dell'empirico e del quotidiano. Non è una filosOfia, e tanto meno una metafisica. D'accordo. Ma criticarla per questo, potrebb'essere come attaccare la patologia, la fisiologia o la biochimica, rimproverando loro di essere discipline «dell'uomo», e n'on «del superuomo».
A parte ciò, l'opuscolo pullula di affermazioni sbagliate o cervellotiche, di nomenclature erronee, di contraddizioni e di sbagli di stampa. La rimozione diventa «repressione», la carica libidica diventa «libidinosa». Dopo aver accennato al «crasso pansessualismo» di Freud (p. 20), si ammette (p. 25) che «Freud oltre all'impulso al piacere (libido, eros) aveva finito col riconoscere l'esistenza di un altro impulso fondamentale, di quello alla distruzione, alla morte (thanatos)». Lo stesso italiano di Evola è, in questi articoli, singolarmente trasandato: vengono adoperati vocaboli come «causologia», «divinifica», «unilateratezza», ed espressioni buone tutt'al più per qualche giornaletto di provincia. Gli errori di stampa -lo abbiamo accennato - non si contano: «Todestrich» invece di «Todestrieb», «popolarità» invece di polarità, «concessioni» invece di concezioni, «contro» invece di centro. D'altronde, già nel titolo c'è «psicanalista» usato come aggettivo, al posto di «psicoanalitica»
E pensare che l'Autore di simili articoletti di dozzina, malamente ripubblicati, è quell'o stesso che ha scritto (fra l'altro) «Teoria dell'individuo assoluto», «Rivolta contro il mondo moderno», «La tradizione ermetica» e «Il mistero del Graal»!
In questo caso le critiche rivolte alla Psicoanalisi da esponenti tradizionali non hanno alcun motivo di esistere, in quanto la validità di qualsiasi trattamento psicoterapico e la propria ragion d'essere non devono, certo, trarre origine da alcun elemento di ordine metafisico, ma esclusivamente: da una accertata incidenza terapeutica, conseguente una corretta pratica metodologica, non disgiunta dal costante rispetto di alcuni fondamentali principi deontologici.
Oppure:
II ) La dottrina Psicoanalitica -giudicando da quello che ci è dato riscontrare nelle originali formulazioni del suo creatore e nelle successive rielaborazioni dei numerosi continuatori dell'opera del grande psicologo- nei fatti, aspira ad assurgere a livello di vera e propria weltanschauung. In questo secondo caso, così diverso dal precedente, le eventuali critiche che, da parte tradizionale, dovessero essere mosse alla concezione psicoanalitica non solo debbono essere considerate lecite, ma necessarie e da contrapporre con fermezza assoluta alle eventuali confutazioni che, da qualsiasi parte, dovessero pervenire. Ma la questione fondamentale -che anche noi non possiamo esimerci dal far rilevare- è che: per quanto è possibile appurare, giammai, nella formulazione delle sue teorie, Freud pervenne ad una concezione della vita psichica, individuale e/o collettiva, in qualche misura e maniera, correlata a fattori di natura sovrannaturale.
La metafisica da Freud è aborrita e diversamente non sarebbe potuto essere in quanto manca nell'antropologia generale del Freudismo il pur minimo riferimento a qualsiasi «elemento» d'ordine superiore.
Tutto ciò non può che indurci a cercare altrove gli auspicati segni di un diverso, a noi più consono, approccio alla psiche da cui un giorno potrà, forse, svilupparsi una vera, completa, psicologia trascendentale degna di questo nome.
La Psicosintesi: da una psicologia dell'esistenza a quella dell'Essere
Creatore della Psicosintesi -che, ormai anche in campo internazionale: soprattutto negli Stati Uniti, costituisce un vasto ed organizzato movimento di pensiero e di applicazioni- è stato lo psicoterapeuta italiano Roberto Assagioli (1888-1974).
Per dare una definizione, del resto molto riduttiva, di tale concezione scientifica possiamo dire che: la Psicosintesi è una prassi psicologica volta a promuovere e a favorire lo sviluppo e l'armonizzazione delle facoltà umane intorno ad un centro coordinatore ed unificatore. A questo scopo ci si avvale di particolari tecniche ed esercizi miranti ad un reale processo di conoscenza, dominio e trasformazione delle energie interiori.
Anche gli psicosintetisti, al pari della maggioranza degli altri psicologi, privilegiano lo studio della coscienza precisando, però, ed in questo si differenziano da molti altri studiosi della psiche, che oltre la ordinaria coscienza di veglia ne esistono diverse altre e di livello ben più elevato. Ha, infatti, la coscienza razionale (coordinata dall'uso dei sensi organici e dal pensiero logico deduttivo) l'unica capacità di cogliere quanto espresso a livello di realtà spazio-temporale lasciandosi, però, sfuggire la profonda conoscenza delle realtà universali; l'essenza e la vera natura e finalità delle più elevate potenzialità umane. Sempre secondo la concezione psicosintetica l'individuo è considerato una triade bio-psico-spirituale collegato ad un centro di volontà (vero IO) da cui sarebbe retta. In quest'ottica l'individuo viene ad essere considerato parte di una più ampia realtà cosmica con cui è egli stesso, a diversi livelli, in continua interazione. Da tutto ciò consegue che è proprio la dimensione «spirituale» a prevalere su quella meccanicistica che vuole l'uomo determinato da: istinti, pulsazioni e contingenze esterne. In ogni individuo abbiamo, allora, una parte «alta» della psiche, corrispondente alla natura umana-divina che si contrappone alla parte «profonda», corrispondente alla natura istintuale, propria della natura umana-animale.
Nelle situazioni in cui la psicosintesi focalizza il proprio intervento sulla parte superiore dello psichismo umano, ovvero: sulle sue potenzialità più alte (per addivenire ad un possibile superamento della normale personalità) in queste circostanze, dicevamo, la psicosintesi si palesa quale una delle componenti più rappresentative della Psicologia Transpersonale. E' quello transpersonale il più interessante -dal nostro punto di vista- oltre che il più recente sviluppo della psicologia occidentale. Esso, infatti, esce dai confini di una scienza medica rivolta solo all'uomo malato, dilatando il senso della psicoterapia da cura della malattia psichica a sviluppo delle potenzialità inespresse che sono spesso il movente o il fine della stessa sofferenza psichica.
Oltre che in Assagioli la concezione transpersonale ha trovato in A. Maslow uno dei massimi propugnatori. Anche tale autore ha dedicato particolare attenzione alle esperienze superiori dello psichismo, da lui definite «esperienze delle vette». Tali esperienze corrispondono alle esperienze dei più alti valori umani ed hanno significato sia nella salute psicologica che nel processo di autorealizzazione che dovrebbe essere proprio ad ogni essere umano.
Le esperienze superiori di cui sopra -che vanno dalla intuizione geniale allo stato di unione mistica- sono il prodotto di un livello inconscio superiore, da Assaggioli, chiamato «super-cosciente» e da Lui stesso identificato quale sede del senso artistico, delle facoltà parapsicologiche più alte, degli slanci all'amore altruistico, dello stato di illuminazione, ecc.
L'attualizzazione di tali potenzialità presenti, ma inconsce, in ogni essere umano, dà luogo a personalità superiori che, nei loro vari gradi, vanno: dal genio, all'artista, all'asceta.
Al contrario, la repressione di tali potenzialità dà luogo ad un tipo particolare di patologia psichica che si esprime nel vuoto, nella alienazione, nella solitudine e nella distruttività.
«Nella visione transpersonale», la malattia psichica può essere relativa alla repressione del livello spirituale, oltre che a quella della sessualità, al rapporto tra individuo e trascendenza, oltreché al rapporto tra individuo e spazio sociale. Allora gli strumenti della psicoterapia sono diversi e la figura del terapeuta diventa una guida ed un curatore d'anime, piuttosto che un medico terapeuta distaccato. Oltre agli strumenti della psicoanalisi e della psicologia umanistica, la psicoterapia transpersonale include lo sviluppo del livello di coscienza attraverso metodiche meditative che hanno la possibilità di sviluppare le funzioni dell'«io» e di rendere possibile il contatto con l'inconscio superiore. L'uso della meditazione in psicoterapia motiva lo studio delle discipline orientali che hanno scoperto millenni fa le dimensioni della coscienza e le più alte espressioni delle potenzialità umane» (6).
Quindi, nel concludere, lo ripetiamo ancora una volta: non una psicologia ridotta a mera dimensione terapeutica, ma una disciplina realizzativa che mira allo sviluppo ultimo della dimensione umana.
P.C.
(1) J. Evola, «Maschera e volto dello spiritualismo contemporaneo», Ed. Mediterranee, 1971, nota di pag. 70.
(2) A tal riguardo si veda la preziosa trattazione di T. Burckhardt in «Scienza moderna e saggezza tradizionale», Borla ed. 1967.
(3) R. Guénon, «La crisi del mondo moderno», ed. Mediterranee pagg. 76-77.
-J. Evola, «L’esoterismo, l’inconscio, la psicoanalisi» in Introduzione alla Magia vol. III pagg. 383 e segg.
- J. Evola, «Superamento della psicoanalisi» in Diorama Filosofico, ed. Europa, pagg. 47 e segg.
(4) J. Evola, «Maschera e volto. .. » cit. pag. 45.
(5) J. Evola, «L’infezione Psicoanalitica» Fondazione J. Evola».
(6) L. Boggio Gilot, Nuovi orizzonti della Psicologia Americana, la quarta forza. In «P & L», anno 1, numero 3-4, Roma ’83.